E’ morto Narciso Terziani, se ne va un pezzo di storia dell’Arezzo. Presidente della promozione in B del 1982, della vittoria in Coppa Italia dell’anno prima, dei magici campionati con il Comunale pieno. Ha legato il suo nome a uno dei periodi più fulgidi della società amaranto.
Carismatico, aretino verace, schietto e sincero, burbero in apparenza e con un cuore grande così. Il suo baffo brizzolato era diventato un simbolo e Narciso, imprenditore orafo di Pieve a Maiano, ha sempre conservato un posto speciale nel cuore degli sportivi.
Salì alla guida dell’Us Arezzo nel 1979, succedendo a Donato Geppetti. Al timone della società rimase fino al 1985, quando passò il testimone a Vittorio Nofri. L’ultima gioia fu la salvezza di quell’anno, conquistata a Pisa con un pareggio per 1-1.
La settimana prima Terziani aveva seguito da bordocampo la partita spareggio con il Campobasso, quella del rigore sbagliato da Neri e della rovesciata dei sogni di Menchino, che dopo il gol, l’esultanza sotto la sud e la stretta di mano con Ciappi, andò ad abbracciare proprio lui, il pres che era un secondo padre.
Oggi si è spento all’ospedale di Arezzo all’età di 79 anni. Nell’ultimo periodo le sue condizioni di salute si erano aggravate e aveva dovuto superare vari acciacchi. La morte di Terziani arriva sette mesi dopo quella di Antonio Valentin Angelillo, scomparso il 5 gennaio. Due grandi personaggi che hanno scritto pagine memorabili di calcio per questa città.
Alla famiglia Terziani le condoglianze di tutta la redazione.